Sarasvatī, o Saraswatī, (sanscrito सरस्वती, "colei che scorre"), è la prima delle tre grandi dee dell'induismo che insieme a Lakshmi
e Parvati costituisce la Tridevi, è la consorte di Shri Brahmā, il Creatore.
Sarasvatī è venerata sin dall'epoca vedica come dea della conoscenza e delle arti (letteratura, musica, pittura e poesia), ma è anche la divinità della verità, del perdono, delle guarigioni e delle nascite; è spesso menzionata nel Rig Veda e nei Purāṇa come divinità fluviale.
Saraswati affonda le sue origini nel RigVeda in cui è associata al mitico fiume Sarasvati, chiamato anche Grande Dea. Questo imponente fiume congiunge i regni terrestre e celeste, proviene dal cielo e fluisce sulla terra, benedicendo e dando fertilità. L'enorme fiume Sarasvati esistette veramente e sgorgava dal monte Kailas. Intorno ad esso nacque e si sviluppò la civiltà vedica finché il fiume in seguito ad un eccezionale periodo di siccità si disseccò completamente.
Saraswati quindi è dea fluviale, legata alla guarigione e alla fertilità.
Le acque hanno un posto centrale nel pensiero vedico: l'acqua è la sostanza originale nel Brahman e secondo l'interpretazione di Coomaraswamy sono la sede dell’ambrosia, il nettare fonte di vita universale e madre delle madri. Pertanto le acque hanno un potere immenso di nutrimento e guarigione, portatrici dell'energia che sta alla base della vita, forniscono il mezzo attraverso il quale portare via la malattia, fisica e spirituale.
Saraswati non è solo divinità delle acque, come abbiamo visto e con tutti i significati che l'acqua porta con sé in questa come in altre culture, ma è anche la divinità che ispira canzoni, poesie, pensiero e la consapevolezza della verità e proprio per questo è diventata divinità madrina delle arti e della creazione artistica.
Come in molte culture, tradizioni e religioni l'acqua ha un forte valore simbolico: è il mezzo di purificazione e di rinascita (basti pensare al gesto del battesimo), le acque sono anche identificate con la parola sacra, come lo scorrere e il divenire dal cielo alla terra della Verità. Ecco perché Saraswati porta nella sua mano il Soma, la bevanda degli dei che apre la visione e dona immortalità.
Saraswati apre le porte del divino, permetti agli esseri umani di percepire, sentirsi, respirare... li rende vivi.
La rappresentazione iconografica di Saraswati la vede come una bellissima donna vestita di bianco in abiti semplici e graziosi, senza o con pochissimi gioielli ed ornamenti. E' spesso rappresentata con due, quattro o otto braccia. La sua rappresentazione più diffusa è quella con 4 braccia in cui porta un liuto o una vina a rappresentare le arti, un mala di perle bianche che rappresenta il potere della spiritualità, un libro (i veda) che rappresentano l'eterna conoscenza, e in alcune rappresentazioni un'ampolla di acqua sacra, che rappresenta la forza creatrice e purificatrice.
Le quattro braccia hanno anche un significato simbolico, rappresentano infatti la mente, l'intelletto, la coscienza e l'ego che sono i quattro aspetti della persona coinvolti nell'apprendimento
Saraswati cavalca un'oca selvatica, simile al cigno, animale che simboleggia il discernimento e l'evoluzione spirituale, ma anche la capacità di discernere il bene dal male, l'eterno dall'effimero. In alcune rappresentazioni l'oca è sostituita dal pavone, simbolo di vanità, che la dea cavalca e sottomette o tiene ai suoi piedi.
Infine la dea della conoscenza e delle arti è spesso raffigurata su un loto, vicino al fiore oppure che lo regge in una mano a simboleggiare il chiarore e la purezza della conoscenza sopra il mondo effimero.